Cosenza, dopo gli incidenti al Marulla pioggia di Daspo: rabbia e amore senza filtri

I fatti accaduti durante Cosenza-Cesena, con il lancio di razzi pirotecnici all’interno del “San Vito-Marulla”, hanno lasciato un segno profondo. La gara, interrotta per ben due volte, è diventata simbolo del malessere di una piazza ferita, che da mesi chiede risposte e rispetto. Ora, come prevedibile, è arrivata la stretta delle autorità: sono infatti in arrivo numerosi provvedimenti di Daspo per i tifosi coinvolti.
Un gesto che, va detto con chiarezza, è stato pericoloso e da condannare sotto il profilo della sicurezza. Ma ridurlo a semplice violenza o vandalismo sarebbe una lettura superficiale e miope. Perché quel lancio di razzi, pur sbagliato, è stato anche l’urlo disperato di una tifoseria che si sente tradita, spogliata della propria identità e lasciata sola davanti a un progetto tecnico e societario allo sbando.
C’è chi parlerà di inciviltà. E chi, invece, leggerà in quei gesti un’esplosione emotiva figlia dell’abbandono. In ogni caso, non si può ignorare il contesto. Il Cosenza ha vissuto stagioni logoranti, senza progettualità, e la tensione è cresciuta fino a superare il limite proprio nella gara che rappresentava, per molti, l’ennesima umiliazione sportiva e istituzionale.
I Daspo stanno colpendo duramente alcuni tra i tifosi più caldi del tifo rossoblù. Ma il segnale, forte e chiaro, è già arrivato da tempo: la misura è colma. E se da una parte servono responsabilità e ordine, dall’altra serve ascolto, rispetto e una vera svolta gestionale.
Perché il vero problema non sono solo i razzi. Il vero problema è una passione che da troppo tempo non trova più risposte, se non silenzi, illusioni e cicliche promesse disattese.