Silenzio assordante a Cosenza: retrocessione e disamore, ma Guarascio dov’è?

Il Cosenza retrocede tra l’indifferenza generale: stadio deserto, città disillusa e una gestione societaria che ha allontanato tutti. Alvini parla già al passato, mentre Guarascio resta in silenzio.
12.05.2025 13:30 di  Stefano Bentivogli   vedi letture
Silenzio assordante a Cosenza: retrocessione e disamore, ma Guarascio dov’è?
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© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com

Mai una retrocessione ha fatto così poco rumore. Il Cosenza è ufficialmente sceso in Serie C, e l’ultima partita giocata venerdì sera allo stadio “San Vito–Marulla” ha raccontato molto più di quanto dicano i numeri in classifica.
Poco più di un migliaio di spettatori sugli spalti, in una struttura praticamente vuota. Silenziosa, disillusa, svuotata. Una città che si è progressivamente allontanata dalla sua squadra, non per mancanza d’amore, ma per esasperazione.

Una città sgombra, un clima surreale

Camminare per le strade di Cosenza nei minuti che precedevano la gara era surreale. Nessuna bandiera, nessun clacson, nessuna tensione pre-partita. Solo una domanda ricorrente:
«Ma perché, stasera gioca il Cosenza?»
Ecco il termometro emotivo di una città che non si riconosce più nella propria squadra. Quanto di buono era stato costruito da Braglia e dai suoi ragazzi nella storica promozione del 2018 è stato completamente dissipato.

Guarascio e Scalise: una gestione che ha spento tutto

Il disamore nasce da lontano, e ha nomi e cognomi: Eugenio Guarascio e Roberto Scalise, al timone di una gestione incapace di costruire, comunicare e coinvolgere.
Non serviva la retrocessione per certificare il declino. La squadra era già crollata nella fiducia della sua gente da mesi. Gli errori sul mercato, la mancanza di programmazione, il distacco tra club e territorio: tutto ha contribuito a creare un solco profondo, forse irreparabile.

Alvini parla al passato, ma chi si prende le responsabilità?

A fine partita, Massimiliano Alvini — ancora sotto contratto per un anno — ha parlato già al passato, come chi sa che il suo ciclo è chiuso.
Chi invece continua a non farsi vedere né sentire è proprio il presidente Guarascio, mai apparso davanti ai microfoni, nemmeno per commentare la fine del campionato più triste degli ultimi anni. Un silenzio che fa più rumore della sconfitta stessa.

Cosenza, più della Serie C fa male l’indifferenza

La vera sconfitta del Cosenza non è la classifica, ma il vuoto che si è creato intorno alla squadra. Una tifoseria storicamente calda e passionale, oggi spenta e distante.
La Serie C è un punto di partenza solo se qualcuno avrà il coraggio di ricostruire con umiltà e trasparenza. Altrimenti sarà solo il lento addio a un'identità che questa città non merita di perdere.