Cosenza, retrocessione senza spiegazioni: Guarascio continua a tacere, ma la città ha già deciso i colpevoli

La retrocessione in Serie C è ormai un fatto, ma ciò che colpisce e fa ancora più rumore è il silenzio della proprietà. A oggi, dal presidente Eugenio Guarascio e dal socio Roberto Scalise, nessuna dichiarazione ufficiale, nemmeno un comunicato di rito dopo la fine di un campionato disastroso.
Nemmeno una frase, nemmeno una parola per spiegare ai tifosi — ormai svuotati e furenti — cosa ne sarà del futuro del Cosenza Calcio.
Un precedente che non ha insegnato nulla
Nel 2021, dopo un’altra retrocessione poi annullata a tavolino, Guarascio aveva almeno rilasciato una dichiarazione, promettendo una nuova programmazione. Parole rimaste sulla carta. Oggi, neppure quello.
Una mancanza di rispetto istituzionale che contribuisce a rendere ancora più tesa un’atmosfera che, in città, ha superato il limite del disinteresse ed è sfociata nella rabbia.
Le offerte rifiutate e il nodo Citrigno
Tra i nodi irrisolti c’è anche la questione legata alla cessione societaria. Facendo un passo indietro, è difficile comprendere perché Guarascio abbia rifiutato ben due offerte ufficiali del Gruppo Citrigno, imprenditoria locale interessata ad acquisire la società.
Il tutto coperto da comunicati vaghi, nei quali si parlava genericamente di trattative in corso, puntualmente smentite dai presunti acquirenti.
Nel frattempo, la squadra affondava. E con essa, la credibilità dell’intera gestione.
Una rabbia che ha radici profonde
Se la retrocessione era un fatto ormai digerito sul piano sportivo, il comportamento della società ha acceso una rabbia diffusa, viscerale e lucida. Una rabbia che non si placa e non si nasconde, e che oggi cerca risposte concrete.
La piazza ha già individuato i responsabili, e anche chi parla di “complici” nei palazzi cittadini e sportivi, non fa altro che aggiungere nomi al lungo elenco dei colpevoli morali di questa discesa agli inferi.
Serie C e un club allo sbando: ora servono risposte, non più silenzi
Questa retrocessione ha due firme in calce, con nomi e cognomi che nessuno a Cosenza ha dimenticato. Le responsabilità sono chiare, e se qualcuno pensa di attraversare l’estate continuando a galleggiare nel silenzio, si sbaglia di grosso.
La piazza vuole verità, cambiamento e rispetto. E soprattutto, vuole tornare a credere in una squadra che rappresenti davvero la passione di un’intera città. Ma senza chiarezza, non ci sarà più fiducia da ricostruire.