Lontani, ancora più lontani. Quei fuorisede rossoblù traditi dal loro brand

La retrocessione è qualcosa di più di un dramma sportivo: il tesoro perduto di chi a Cosenza non vive più.
06.05.2025 07:29 di  Giuseppe Leo   vedi letture
Lontani, ancora più lontani. Quei fuorisede rossoblù traditi dal loro brand

Quando si discute, più o meno compiutamente di brand, si dovrebbe pensare a chi, negli ultimi 7 anni, ma ancor prima, i colori rossoblu li ha accarezzati e valorizzati facendo sfoggio della propria appartenenza anche e soprattutto duori da Cosenza. Quella meravigliosa invenzione chiamata trasferta ha unito persone, (ri) cucito legami, permesso a tanti di sentirsi cosentini al quadrato. I tanti che ora, a poche ore dal verdetto, contano i danni di una passione fatta a pezzi da chi, il senso della parola trasferta, lo ha calpestato a colpi di passerella.

Proprio di questo, del danno epocale compiuto ai danni di migliaia di cosentini sparsi per lo stivale (e nel mondo!), discutevamo poco prima della gara di domenica io e Pietro, entrambi alle prese con il caldo illegale di un treno regionale "veloce" che trafiggeva valli e montagne per portarci ,appena in tempo, all'appuntamento con la retrocessione.

Io, milanese che di meneghino ha praticamente nulla, lui residente da un bel po' a Como, ma che da 7 anni è "svizzero" nell'assiepare il settore ospiti degli stadi di mezza penisola. Lui che non riesce a capacitarsi delle conseguenze di ciò che puntualmente avverrà in campo nemmeno tre ore dopo. E che porteremo sulla pelle per chissà quanto tempo, assieme al carico di emozioni, quelle emozioni che chi vive lontano vive due volte.

Una retrocessione che fa male a tutti ma che per alcuni rischia di trasformarsi in un evento epocale, con tempi di ritorno neanche immaginabili. E il sospetto che la storia si ripeta,balorda.

Ma torniamo a questa strana razza chiamata fuorisede o se preferite, da domenica alle 16.48, fuori..serie.

Il brand Calabria alle latitudini padane va ancora molto, e il fuorisede ne è fiero esportatore, non solo nel ️ Non è più curiosità esotica, ché ormai il nostro mare,il nostro cibo, il nostro rafting e la Sila, i nostri bronzi li conoscono anche a Torino e Bolzano,  e da Bologna a Frosinone. 

Il brand Cosenza Calcio,la sua cifra emozionale, le sue concrete implicazioni economiche: ecco, i migliori promulgatori di quella roba li' sono stati in questo 7 anni i "pazzi" che hanno deciso di sentirsi un po' più a casa sfidando kilometri, divieti e pronostici quasi sempre sfavorevoli, con sacrificio, correttezza e in comunione con i folli che da Cosenza si imbarchiamo sul primo mezzo di fortuna pur di esserci.

"Ti seguo anche se perdi sempre" urlavano, ebbri di passione, dopo aver incassato 5 gol a Como o a Ferrara.E domenica l'ultimo atto,con quella sciarpata andata in onda un secondo dopo aver capito che la fine (quella matematica) stavolta era arrivata per davvero.

A tutti si dovranno delle (inutili) scuse, ma nessuno più di chi vive lontano potrà essere risarcito di un futuro castrato, del porto sicuro costituito dai lupi che giocano "a un'ora da casa". Un Tempio che nemmeno tutta la fortuna di questo mondo e dell'altro e' riuscita a trasformare nell'Arma in più, scritto appositamente con la vocale maiuscola più bella e maledetta.

Quella A, da domenica lontana anni luce (e non più kilometri), invocata dai nostri nonni e persa nel tempo. nella Storia, in un futuro che pare giá oscuro ma che, ne siamo certi, un domani giungerà a baciare in fronte chi, pur orfano della sua città, ne sogna ogni notte gli odori, gli scorci, le radici.