Se bastasse una retrocessione

Che si decida di piangere o ballarci su, la retrocessione del Cosenza calcio rappresenta una sconfitta per tutti. Un declassamento sportivo, morale (poveri giovani), economico, per un territorio che invece avrebbe potuto garantire a tutta la macchina cadetta un indotto notevole, un bacino di appassionati (siano essi tifosi od occasionali)e una passione che ha pochi pari, presa a sberle da una Società che ha provato a riconquistare la B in tutti i modi,tranne che nell'unico plausibile: sul campo.
Se bastasse una retrocessione a pulirsi la coscienza, allora il proprietario del club e il suo cerchio magico avrebbero, paracadute e incentivi alla mano, tutti gli argomenti per una stagione di serie C á la Pagliuso anno 1998-99. Ma le negatività sin qui disseminate da chi ha diretto la macchina del calcio a Cosenza sono tali che oramai nulla potrebbe ricucire il rapporto con la città e cambiare il corso degli eventi futuri. A proposito, entro il prossimo 6 giugno le squadre aventi diritto all'iscrizione in Serie C dovranno garantire una corposa fideiussione da 700 mila euro, cifra raddoppiata rispetto allo scorso anno, giusto per far capire che aria tira dopo l'ecatombe fatta registrare negli ultimi mesi in terza serie. Il primo dei due ostacoli da superare in agilità per iniziare la stagione e rendere davvero appetibile il "giocattolo" agli acquirenti.L'altro paletto si chiama, ovviamente, Covisoc.
Se bastasse una retrocessione a sancire la rinascita, stamattina politica e imprenditoria metterebbero in campo tutte le armi (diplomatiche e di fatto) per una moral suasion che induca Guarascio a trattare una "resa" senza condizioni e senza ulteriori danni.
Se dunque bastasse una retrocessione per chiarirsi le idee, allora il Cosenza calcio andrebbe ceduto stamattina stesso, raccogliendo le proposte di acquisizione che da più parti, come ci risulta e come certificato dalla società stessa, arrivano. Ma anche questo passaggio rischia solo di trasformarsi in una attesa infinita, sfibrante e deleteria per chiunque a oggi volesse riprendersi il Cosenza e dotarlo di una progettualità di cui è orfano da troppo tempo.
Il timore più grande è che due retrocessioni. quella del 2003 e del 2011, non siano bastate, e la lezione sia sempre li' da apprendere. La.paura che il passato si impossessi anche del futuro, lasciando le giovani leve tifose, i nuovi innamorati del Cosenza. ancora una volta a bocca asciutta e in sella chi ha ormai fatto il suo tempo e costringendo gli altri "volenterosi" a ricostruire progetti ed entusiami, magari dall'Eccellenza.