Bolzano come Padova e Lignano? Quando il Triveneto pare una sentenza.

La partita del Druso può entrare nella storia come ultimo boccone amaro da digerire in una stagione fallimentare.
04.05.2025 02:33 di  Pasquale Riganello  Twitter:    vedi letture
Gigi Marulla a Padova
Gigi Marulla a Padova
© foto di Cosenza Post

8 giugno 1997, stadio Euganeo di Padova, 10 maggio 2021, stadio Guido Teghil di Lignano Sabbiadoro, 4 maggio 2025, stadio Druso di Bolzano.

Se intorno alle ore 17 di una domenica soleggiata dovessero calare le tenebre sul Cosenza Calcio, potremmo certamente dire che il Triveneto a fine stagione non porta bene ai colori rossoblù, ma anzi si potrebbe parlare inevitabilmente di sogni nefasti. Coinciderebbe infatti con le tre ultime retrocessioni sul campo, dei lupi della Sila, nella terza serie professionistica.

Chi scrive era poco più che un bambino quando Lantignotti gelò il sangue che scorreva nelle vene al minuto 94 di un Padova-Cosenza che stava per entrare alla storia come "l'impresa dell'Euganeo", un colpo di testa di Marulla su una punizione di Alessio al primo minuto di recupero, sembrava infatti il punto esclamativo ad un'ennesima rimonta salvezza giunta al penultimo atto della stagione. Ed invece, un chiacchierato corner battuto dal neoentrato Massimilano Allegri, consentiva al centrocampista biancoscudato lasciato dolosamente da solo nel cuore dell'area di rigore di battere troppo facilmente un "incerto" Bonaiuti. Era la 37° giornata, proprio come oggi..il Cosenza con quei 2 punti avrebbe quasi certamente raggiunto la salvezza, visto che nell'ultima giornata riceveva una Lucchese già retrocessa. Ed invece fu condannato alla retrocessione, dopo 9 campionati di fila in serie B, all'ultimo minuto, proprio nel giorno del 91° ed ultimo goal di Gigi in maglia rossoblu.

Di quella partita dell'Euganeo, oltre alle lacrime, prime vere ed amare, versate per una squadra di calcio, si ricorda l'intervista incredula e desolata del capitano e la sua camminata caracollante verso gli spogliatoi, un gesto indicativo di sofferenza e che esprimeva una sensazione di tradimento da parte di alcuni compagni, accolti poi in malo modo a Cosenza.

Quanto alla delusione patita in Friuli Venezia Giulia nel 2021, oltre all'assenza del pubblico per le famose restrizioni dettate dalla Pandemia, la situazione lì era un tantino diversa, il Cosenza scendeva in campo nell'ultima giornata di campionato per costringere il Pordenone a disputare i play-out e soltanto una vittoria calabra avrebbe consentito di disputare lo spareggio. Ed invece fu un altro pomeriggio amaro, con il goal del futuro calciatore rossoblù, Karlo Butic ed un autogoal di Crecco a decretare la retrocessione in serie C, che non si concretizzò soltanto grazie all'esclusione del Chievo Verona per inadempienze fiscali.

La situazione odierna è completamente differente, in quanto il Cosenza attuale non è al quartultimo posto come nelle situazioni precedenti, ma bensì occupa l'ultimo posto della graduatoria, sintomo di un campionato vissuto in enorme sofferenza con pochi appigli a cui aggrapparsi. 

Tuttavia, se c'è un punto che accomuna il Cosenza di oggi a quello del 2021, è la mancanza di investimenti effettuati nella campagna di rafforzamento. In quella stagione arrivarono a fine mercato prima lo sconosciuto Petre, quindi nel mercato invernale i "botti" sparati dal ds in partenza Trinchera furono Trotta e Mbakogu, che secondo qualcuno dovevano garantire i goal salvezza.

Quest'anno invece i colpi che hanno caratterizzato le sessioni finali di mercato dal ds Delvecchio sono stati Sanko ad agosto e poi a gennaio Cruz, che nel momento in cui scriviamo hanno prodotto 0 reti, con l'olandese rispedito in fretta sul primo volo per Stoccarda. 

Situazioni e scelte che si commentano da sole. Di cui qualcuno, mentre festeggia in uno stadio deserto, per una vittoria che lascia la squadra dall'ultimo posto...all'ultimo posto, dovrà prima o poi renderne conto.