Il Cosenza che non ti aspetti: Buscè crea un capolavoro di resilienza. E i suoi tre pilastri spiegano la scalata
A inizio stagione, immaginare il Cosenza così in alto in classifica sarebbe sembrata una visione ottimistica, forse addirittura utopistica. E invece oggi la squadra di Antonio Buscè vive una realtà che supera ogni previsione: terzo posto con 32 punti, a soli cinque dalla vetta occupata dal Catania.
Un risultato che non nasce dal caso, ma da un percorso scandito da resilienza, spirito di sacrificio e una straordinaria capacità di adattarsi ai momenti cruciali del campionato. Il Cosenza ha scelto di parlare attraverso la corsa, l’intensità, il coraggio di non indietreggiare mai — ed è così che ha trasformato un gruppo giovane e rinnovato in una squadra vera.
Il segreto? Un’identità chiara e condivisa
La forza dei rossoblù risiede nella capacità di trasformare il lavoro quotidiano in una struttura solida, riconoscibile e soprattutto credibile. Il Cosenza corre insieme, soffre insieme, cresce insieme.
Buscè ha costruito un contesto dove ogni giocatore sa cosa dare, cosa ricevere e soprattutto cosa significa sacrificarsi per il compagno.
È in questo clima che l’idea dell’allenatore ha preso forma, diventando un linguaggio comune dentro e fuori dal campo.
Caporale, Dametto e D’Orazio: i tre pilastri che reggono la corsa al vertice
In un gruppo così coeso, emergono naturalmente gli uomini che hanno dato continuità, equilibrio e forza a tutto il percorso.
Caporale – Il baluardo silenzioso della difesa
Con 17 presenze e 1.440 minuti in campo, Caporale è diventato la colonna portante del reparto arretrato. Sempre presente, sempre affidabile, è uno di quei giocatori che non fanno rumore ma che rendono solida l’intera struttura difensiva. La sua leadership tacita è un riferimento costante per chi gli gioca accanto.
Dametto – L’uomo che non esce mai dalla partita
Sempre titolare, sempre dentro il cuore del gioco, Dametto è la definizione stessa di affidabilità. Interventi puliti, concentrazione costante e una presenza tecnica che pesa in ogni fase. Non si limita a difendere: dà ordine, guida i compagni e incarna al meglio la mentalità richiesta da Buscè.
D’Orazio – Il capitano che unisce muscoli, testa e identità
Tommaso D’Orazio, simbolo della squadra, è ben più di un terzino: è l’equilibratore di fascia, l’anima che unisce esperienza e vigore. Il suo contributo va oltre le prestazioni: è un riferimento umano, una voce che regola ritmi, emozioni e atteggiamenti del gruppo.
Il capitano non guida solo con i gesti, ma anche con il tono, la presenza, la capacità di mantenere la squadra sul binario giusto.
Un mosaico perfetto: perché il Cosenza oggi è una squadra da vertice
La somma di questi elementi — identità, sacrificio, uomini chiave, staff coerente — ha generato un Cosenza sorprendente, credibile e finalmente consapevole delle proprie possibilità.
La classifica dice che i rossoblù sono pienamente in corsa.
Il campo dice che ci sono tutti i presupposti per restarci.
La sensazione, ora, è che il percorso non sia affatto casuale ma il frutto di una crescita continua, alimentata da convinzione e unità.
La corsa continua: nessun traguardo è precluso
Il cammino è ancora lungo, ma il Cosenza ha già cambiato il proprio destino. Non più semplice outsider, ma realtà solida, capace di competere con chiunque grazie a un modello fondato su idee chiare e uomini certi.
Se continuerà a mantenere questa intensità emotiva e tecnica, la squadra di Buscè potrà davvero immaginare un finale di stagione diverso, forse insperato.
Il cuore ha già fatto molta strada. Ora può spingersi ancora oltre.
