Da un trionfo alla caduta: un anno dopo, il Cosenza affronta il duo dolore

Un anno fa il Cosenza festeggiava una vittoria scintillante contro il Bari e accarezzava il sogno playoff. Oggi, alla vigilia di un nuovo scontro, la realtà è ben diversa.
28.04.2025 09:00 di  Stefano Bentivogli   vedi letture
Da un trionfo alla caduta: un anno dopo, il Cosenza affronta il duo dolore
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© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com

Era la 35ª giornata della scorsa stagione, e il Cosenza viveva una delle sue serate più esaltanti. Al San Vito-Gigi Marulla, i rossoblù travolsero il Bari con un netto 4-1: un risultato che non solo avvicinava la matematica salvezza, ma apriva addirittura la strada a un'insperata rincorsa playoff, poi solo sfiorati. Furono Mazzocchi, Tutino, Calò e Forte a firmare quella notte magica, mentre i galletti crollavano senza appello.

Sembrava l’inizio di un nuovo corso, la base su cui costruire un futuro solido e ambizioso. La squadra aveva entusiasmo, qualità e una città intera alle spalle pronta a sognare di nuovo. Ma il destino, spesso spietato, aveva in serbo ben altro.

A distanza di un anno, quasi alla vigilia di un nuovo Cosenza-Bari, valido questa volta per la 36ª giornata, tutto è cambiato. Il Cosenza è ancora aritmeticamente in Serie B, ma la retrocessione in Serie C è, di fatto, una realtà. Dopo sette stagioni tra i cadetti, i rossoblù si apprestano a dire addio alla categoria nel modo più doloroso: con una delle annate più difficili e deprimenti della loro gloriosa storia.

Dalla vittoria entusiasmante di un anno fa si sarebbe dovuto ripartire, consolidando i progressi e correggendo gli errori. Invece, si è scivolati in un vortice di errori tecnici, societari e gestionali che hanno trascinato la squadra in fondo alla classifica, annichilendo ogni speranza.

Il Cosenza, oggi, arriva a questa sfida non per inseguire sogni di gloria, ma per onorare una maglia che merita rispetto, pur in un momento così amaro. Il 1° maggio sarà ancora Cosenza-Bari, ma il significato sarà completamente diverso: non più la celebrazione di una speranza, bensì l'orgoglioso tentativo di salvare, almeno nell’orgoglio, una stagione che il popolo rossoblù vorrà presto dimenticare.