Cosenza, l’Onore Tradito: Retrocessione Figlia di Errori e Disamore

La retrocessione segna la fine ingloriosa dell’era Guarascio. Il Cosenza Calcio, travolto da errori tecnici, societari e gestionali, perde non solo la categoria, ma anche il rispetto per i propri simboli.
28.04.2025 12:00 di  Stefano Bentivogli   vedi letture
Cosenza, l’Onore Tradito: Retrocessione Figlia di Errori e Disamore
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© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com

Quella che si sta chiudendo è molto più di una stagione fallimentare: è la condanna definitiva dell’intera gestione Guarascio. Una bocciatura su ogni piano, senza attenuanti.

Sul piano sportivo, il Cosenza rischia di passare alla storia come il peggior Cosenza Calcio mai visto in Serie B. Una squadra precipitata all'ultimo posto senza mai dare reali segnali di riscossa, inchiodata a fondo classifica da ben 13 giornate consecutive, incapace di reagire quando il destino si faceva sempre più oscuro.

Sul piano societario, l’incapacità di chi guida il club è apparsa lampante. Decisioni sbagliate, strategie assenti, immobilismo nei momenti chiave: nove mesi di confusione, che in realtà sono il riflesso di tredici anni di gestione lontana dai bisogni veri della piazza e della squadra.

Sul piano umano, infine, il dolore più grande. Negli ultimi mesi il "Marulla" è stato teatro di una diaspora sportiva e morale: un gruppo senza più forza, senza più anima, abbandonato a sé stesso mentre i tifosi – gli unici a non voltare mai le spalle – assistevano impotenti.

È vero: nella storia del calcio hanno conosciuto il fallimento anche società più titolate, squadre che hanno alzato scudetti e trofei europei. Ma chi ama il Cosenza sa che qui non si parla di palmarès o prestigio: qui si parla di cuore, di sangue, di una maglia che per generazioni ha rappresentato identità e orgoglio.

Chi non ha saputo riconoscere questo, chi ha gestito tutto con distacco e superficialità, consegna oggi ai tifosi non solo una retrocessione, ma una ferita più profonda: il tradimento di ciò che il Cosenza Calcio rappresenta.

Perché per chi è cresciuto amando questi colori, non esistono logiche aziendali o gestioni ragionieristiche. Esistono solo il campo, il sudore, l’amore incondizionato. Tutto il resto – è bene ricordarlo – non conta nulla.