Binda (Gazzetta): «Iscrizioni in Serie C a rischio, il calcio italiano ha bisogno di una riforma»

Mancano pochi giorni alla dead line per l’iscrizione ai campionati professionistici, fissata per venerdì, e in Serie C il clima è tutt’altro che sereno. A fare il punto sulla situazione è stato Nicola Binda, firma autorevole de La Gazzetta dello Sport, intervenuto in diretta su TMW Radio durante la trasmissione “A Tutta C”.
Le sue parole dipingono un quadro preoccupante, che coinvolge molte piazze, incluso il Cosenza, potenzialmente diretto verso la Serie C dopo il playout perso.
Le parole di Nicola Binda: «Così non si può andare avanti»
«La morte di una società non è mai una bella notizia – ha esordito Binda – e auguro a tutti i club di riuscire a iscriversi. Ma la situazione generale è preoccupante: così non si può andare avanti. Ci sono tante piazze con difficoltà non evidenti che stanno facendo salti mortali in queste ore per completare la pratica d’iscrizione».
Un passaggio che, pur non citando esplicitamente i nomi, richiama anche alla situazione di Cosenza, dove la società è ancora alle prese con incertezze societarie, trattative di cessione e questioni logistiche come la concessione dello stadio.
«Il calcio dalla B in giù produce pochi introiti»
Binda ha poi allargato lo sguardo alla struttura economica del calcio italiano, sottolineando la difficoltà cronica delle società minori:
«Dalla Serie B in giù, il calcio produce pochi introiti per i club. Se non si interviene in fretta con una riforma seria, la situazione rischia di diventare insostenibile».
Un messaggio chiaro alla Federazione e alle istituzioni calcistiche, spesso lente nell’affrontare le emergenze strutturali del sistema.
«Venerdì capiremo chi ce l’ha fatta davvero»
Il giornalista ha anche anticipato che la scadenza di venerdì sarà un vero banco di prova per capire lo stato reale della terza serie:
«Venerdì sarà uno specchio realistico della situazione. Molti club ce la faranno, ma per il rotto della cuffia. E questo deve far riflettere. Oggi, fare calcio in Italia spaventa gli imprenditori, ed è giusto ricordare che partecipare a tornei professionistici non è un diritto acquisito, ma un privilegio».
Parole forti, ma che fotografano lucidamente il momento che sta vivendo il calcio italiano al di fuori dell’élite.