Südtirol-Cosenza, ricordi di un doppio incubo e di una resurrezione

Giugno 2018. Un mese che i tifosi del Cosenza non dimenticheranno mai. Era l’inizio di quel mese quando, per la prima volta nella storia, i Lupi calabresi scesero in campo allo stadio Druso di Bolzano per affrontare il Südtirol nella semifinale dei playoff di Serie C. Una trasferta sentita, temuta, vissuta con il cuore in gola da una tifoseria che da troppo tempo sognava la risalita.
Quella partita, l’andata, fu dominata dalla squadra di Piero Braglia. Un Cosenza solido, coraggioso, capace di creare e soffocare l’avversario. Ma in porta, a difendere il fortino altoatesino, c’era Offredi, in quella giornata una vera e propria muraglia umana. Parò tutto, fino al minuto 94, quando Michael Cia trovò l’angolo che fece gelare il sangue ai quasi mille tifosi rossoblù presenti. Un déjà vu doloroso: solo dodici mesi prima, al “Bottecchia” di Pordenone, una rete di Semenzato aveva stroncato i sogni di gloria proprio all’ultimo respiro.
Sembrava un copione già scritto, il ritorno dell’incubo.
E invece, no.
Il 10 giugno 2018, il ritorno allo stadio San Vito-Marulla trasformò Cosenza in qualcosa di mai visto. La città si bloccò. L’ansia era ovunque: in chi seguiva la squadra da sempre, e persino in chi allo stadio non era mai entrato. Ventimila persone dentro l’impianto, decine di migliaia fuori, collegate con radio, smartphone, televisioni. Tutti con un unico battito, quello del cuore rossoblù.
Quella sera, l’ansia si sciolse in un urlo liberatorio.
Allan Baclet, simbolo di una stagione folle, fece la cosa giusta nel momento perfetto. Segnò nella porta giusta, stavolta. E diventò leggenda. Poco dopo, ci pensò Paolo Frascatore, difensore del Südtirol, a completare l’opera con un goffo autogol nella “porta sbagliata” – ma che per tutta una città fu l’epilogo perfetto. Anche lui, inconsapevolmente, entrò nella storia.
Il Cosenza vinse 2-0 e spalancò le porte della Serie B, riportando la Calabria rossoblù nel calcio che conta. Una promozione che non fu solo sportiva, ma spirituale. Una resurrezione collettiva.
E oggi, a distanza di anni, i destini di Südtirol e Cosenza si incrociano ancora. Diversi gli obiettivi, diverso il contesto, ma identica la memoria. Perché ci sono partite che passano. E poi ci sono quelle che restano cucite nel cuore di una comunità per sempre.