Cosenza, il tempo stringe: se non si vende, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità del disastro

Il tempo, nel calcio, è una risorsa tanto preziosa quanto spietata. E a Cosenza scorre inesorabile mentre tutto resta drammaticamente fermo. Se la volontà della proprietà è quella di non vendere, allora dovrà presto rispondere delle proprie scelte. E non solo davanti ai tifosi, ma anche alla città, al tessuto sportivo ed economico che da anni chiede rispetto, trasparenza e visione.
Il vero rischio? Un’inerzia senza giustificazioni, che finirà per trascinare il club verso un ritardo insostenibile nella pianificazione della prossima stagione. E in un campionato duro come la Serie C, ogni giorno perso può significare punti lasciati per strada mesi dopo.
Anche dentro il club c’è aria di addio: serve una scossa
A rendere ancora più grave la situazione è il malcontento interno: molte delle figure professionali ancora in forza al club – dirigenti, tecnici, collaboratori – non intendono proseguire con questa proprietà. Una posizione nota, o quantomeno facilmente intuibile da chi governa, se solo ci fosse un minimo di lucidità strategica.
Nel caso in cui non si procedesse con una cessione, l’unica via possibile sarebbe una rifondazione completa. Ma oggi non c’è alcun segnale in tal senso: nessun piano, nessuna squadra di lavoro, nessun progetto visibile all’orizzonte.
Cessione necessaria, per dignità e rispetto verso il Cosenza Calcio
Ecco perché, per il bene della squadra e per l'intero movimento calcistico cosentino, la cessione della società va agevolata, non ostacolata. Non si tratta di fare un favore a qualcuno. Si tratta, piuttosto, di restituire dignità a una piazza storica, che merita passione vera e progettualità concreta, non recite stanche e maschere calate sul volto dell’indifferenza.
Il tempo per i proclami è finito. Ora servono fatti. E se questi non arriveranno, qualcuno dovrà prendersi la piena responsabilità di aver condotto il Cosenza sull’orlo del baratro.